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Data di pubblicazione: 04/06/2025

Patria, famiglia e Bullicame. Il vannacciano Fusco ricomincia da qui

Dal Bullicame di Viterbo nasce “Noi con Vannacci”: il progetto politico di Fusco tra Lega, identità, tradizione e la trattoria Felicetta.

di Evandro Ceccarelli - ilTempo del 02/06/2025
 
Ci sono luoghi predestinati ad essere crocevia di eventi significativi. Simbolicamente, e indipendentemente dai personaggi che ne sono protagonisti. Uno di essi è il Bullicame a Viterbo. Dove, dopo sette secoli da Dante, che vi trasse ispirazione per l’Inferno, e a cinque da Michelangelo, che lo scelse per curarsi dal mal della pietra, a giovarsi dei fumi dello zolfo e dell’acqua che sa di uova marce è la Lega. Prima Bossi, Salvini, Giorgetti, Calderoli, Centinaio e tanti altri. Oggi Vannacci.
Merito di Umberto Fusco e Felicetta. Nome, quest’ultimo, della trattoria della moglie, che però non si chiama così, oggi gestita assieme alle figlie Chiara e Valentina, e dell’attiguo centro sportivo sorto nell’area termale con spianata di terra e erba adattabile a maxi parcheggio quando ci son da fare feste e raduni di partito. Più che la politica fatta di trame e congiure, il segreto dell’ex senatore è stato rappresentato proprio dal Bullicame e dalla Felicetta.
 
Roba della tradizione, da quest’ultima, che mette d’accordo bocche di ogni tipo, da Nord a Sud. Prodotti veri e veraci in un contesto non urbanizzato. Una stretta di mano e la parola data che valgono quanto una firma dal notaio. La quintessenza del Carroccio delle origini. Luoghi del cuore, il Bullicame e la Felicetta, per i valori di patria e famiglia rivendicati dall’ex comandante della Folgore al quale Fusco, un passato da militare in una caserma a trecento metri di distanza, offre su un piatto d’argento la costituzione di un movimento - Noi con Vannacci - che si prefigge di diventare l’embrione di una nuova Lega, consentendo a sé stesso, nel 2024, di intestarsi le cinquemila preferen- ze ottenute dal generale in provincia di Viterbo.
 
Non rieletto nel 2022, l’ex senatore ha trovato così la sua ancora di salvataggio dopo l’uscita dal movimento che l’ha «lasciato a piedi» e un breve e deludente passaggio in Forza Italia.
 
«Non sono rientrato nella Lega - dice oggi Fusco - ma sono soltanto in campo con Roberto per dargli una mano. La vice segreteria a Vannacci è una grande op- portunità per riportare linfa nel movimento». Lo sa Matteo Salvini, che con questa mossa si è garantito la fedeltà di quello zoccolo duro necessario «per non retrocedere sotto il 7%, che significherebbe la fine del partito». Fu- sco dai giochi romani è lontano anni luce: «Il più grande errore di Matteo è stata la decisione di dimettersi dopo il Papeete. Ha sbagliato a fidarsi di chi gli dava cattivi consigli». Più o meno le stes- se persone, sembra di intuire, a cui andrebbe ricondotta la mancanza di riconoscen- za nei suoi confronti: «Nel 2022, candidato al numero 1 nel listino Lazio 2, ero stato rieletto ma all’ultimo momento il seggio attributo su base regionale fu spostato da Viterbo e Rieti a Latina. Sapevo dall’inizio che non era facile restare in Parlamento, ma non avrei mai immaginato di ritrovarmi abbandonato». Riferimento alla mancanza di supporto ai ricorsi fatti per cercare di riavere il maltolto e alle pressioni subite per non presentarli proprio o ritirarli. Scorrono nell’album dei ricordi le foto dei bagni di folla per Salvini in due trasporti della Macchina di Santa Rosa, nel 2014 e nel 2018, mentre il pensiero va al 2009 allorché, con la costituzione a Viterbo della Lega federalista, che poi sottoscriverà un’alleanza con la Lega Nord firmata da Maroni e Tosi, vennero gettate al Bullicame le basi per lo sfondamento del Carroccio al Centro e al Sud. Quindi, le elezioni provinciali del 2010 con l’appoggio a Marcello Meroi (Pdl) «ripagato con il nulla nonostante il nostro 3%»; le deludenti elezioni politiche del 2013 e l’inizio della rimonta alle europee 2014, con la Tuscia che assicura a Salvini 4.500 preferenze, fino all’esplosione del 2018 e del 2019.
 
Anni in cui la Lega conquista anche le amministrazioni locali: sei consiglieri a Viterbo città e i sindaci dei due Comuni più importanti dopo il capoluogo: Tarquinia e Civita Castellana. Anni in cui Fusco comincia però a sperimentare sulla propria pelle anche la crudeltà della politica: «Sei consiglieri a Vi- terbo città, ma presto rimanemmo in tre grazie a chi tramava a Roma». Tra le vittime il genero, messo a fare il presidente del Consiglio comunale, che alla fine, deluso, deciderà di farsi da parte. Patria, famiglia e Bullicame. È questo il mondo di Umberto Fusco, a cui non mancano buone maniere e spirito di sacrificio attestati dal successo di Felicetta grazie a una conduzione familiare tipica di quella piccola imprenditoria che vede nel Carroccio, e oggi in Vannacci, un presidio da contrapporre alle derive della cultura woke.